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venerdì 29 giugno 2012

CENNI STORICI

L’idea di un Museo universitario a carattere storico-medico nasce con le riforme teresiano-giuseppine. Nella seconda metà del Settecento. L’Imperatrice Maria Teresa d’Austria e il suo erede Giuseppe II, monarchi illuminati, si occuperanno della rinascita e del rifiorire dell’antica Università promuovendo riforme di carattere didattico, scientifico, nonché un rinnovamento edilizio. Dopo diversi tentativi, verranno approvati dal Magistrato Generale degli Studi il Piano Didattico del 1771 e il Piano Scientifico del 1773 che intendevano disciplinare l’accesso degli studenti alle facoltà, la chiamata dei professori, i migliori, per fama e valore scientifico, e erano volti ad eliminare gli insegnamenti superflui a favore di una didattica moderna, d’impronta sperimentale. Sorsero, a questo scopo, le nuove strutture della biblioteca, del teatro anatomico, del Museo di storia naturale, del laboratorio di chimica e dei diversi gabinetti per l’insegnamento, dell’orto botanico, del gabinetto di fisica sperimentale e di anatomia. L’attuale allestimento della struttura museale, invece, che occupa quella che fu la sede della Facoltà di Medicina, adiacente all’antico Teatro anatomico intitolato ad Antonio Scarpa, risale agli anni trenta. Il Museo fu infatti creato nel 1932 per accogliere il materiale esposto nella mostra di cimeli allestita a Palazzo Botta in occasione del primo centenario della morte di Scarpa, fondatore della Scuola Anatomica pavese. Il Gabinetto Anatomico, creato ed arricchito da Scarpa e dai suoi successori, fu sede dell’Istituto di Anatomia per circa un secolo, fino a quando quest’ultimo si trasferì a Palazzo Botta nel 1902 e i locali del gabinetto diventarono la sede dell’Istituto di Anatomia Patologica. Dopo l’esposizione del 1932, l’Istituto di Anatomia Patologica si trasferì nella nuova sede in via Forlanini e nei locali appena liberati nel palazzo universitario venne alloggiato il materiale anatomico, primo nucleo delle attuali collezioni museali. In quell’anno, inoltre, affluirono al nascente Museo numerosi oggetti storici che erano stati restituiti all’Università dopo l’Esposizione di Storia della Scienza a Firenze, tra i quali diversi strumenti del Gabinetto di Fisica di Alessandro Volta, e le preparazioni riguardanti patologie vascolari e osteo-articolari conservate nell’ex Museo Porta, situato nei locali della Clinica Chirurgica del vecchio Ospedale S. Matteo fino al trasferimento di quest’ultima nella nuova sede al Policlinico. Il Museo attuale venne dunque inaugurato ufficialmente nel 1936 e fu ampliato nel corso degli anni grazie ad oggetti provenienti dagli istituti universitari, dai musei preesistenti o donati da privati Durante la guerra il Museo rimase chiuso ed il suo contenuto trasferito in un luogo sicuro, mentre nell’immediato dopoguerra, grazie al contributo del rettore Fraccaro, il Museo accrebbe le sue collezioni, con l’acquisto di cimeli, il ritrovamento di oggetti e documenti, e donazioni di grande valore. In seguito, come ai tempi del suo fondatore, venne ripristinata la comunicazione con il portico e il cortile che danno accesso all’Aula Scarpa, e al Museo fu annesso un ampio locale che avrebbe poi accolto gli strumenti di Fisica, acquistati o fatti costruire da Volta e dai suoi successori, Configliachi, Belli, Cantoni. Oltre a preparati anatomici, strumenti di fisica e chirurgici, documenti relativi alla storia dell’ateneo e cimeli, il Museo possiede molto materiale che, anche per esigenze di spazio, non può essere normalmente esposto al pubblico, ma viene presentato con un certo avvicendamento o su richiesta. Parecchi documenti e scritti autografi sono raccolti in cartelle ed elencati in maniera da essere facilmente rintracciabili, come, ad esempio, gli autografi di Volta, Foscolo, Monti, Spallanzani, Moscati, Golgi, Oehl del cui trattato il Museo possiede tutto il manoscritto, ma del quale è esposta la sola prefazione. In cartelle sono conservati anche gli autografi di Valentino Brugantelli, Romagnosi, Adelaide Cairoli e di molti altri personaggi. Dei numerosi volumi nei quali sono raccolte le storie cliniche ed i protocolli delle esperienze di Luigi Porta, sono esposti solo pochi esemplari, mentre gli altri sono custoditi in armadi contenenti anche altri libri di carattere storico e scientifico di notevole importanza.

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